Non lo riconosco più, ma probabilmente non l’ho mai conosciuto per davvero. Mi sento vivo e allo stesso tempo morto. Così come vive e morte mi sembrano anche tutte quelle stelle che, finora, in un certo senso, ho schedato nel mio cervello, così da poterle riconoscere sempre e comunque. Ma se il riconoscimento non è più vicendevole, come posso continuare a chiamarle con i loro veri nomi, tutte queste stelle a cui ho concesso una porzione della mia memoria? Non ne ho più il diritto, temo. La realtà, le cui stelle non sono meno autentiche della mia contorta ossessione per i veri nomi, mi ha prima celebrato, poi sputato via. E il risultato, assolutamente inevitabile, è che non lo riconosco più, che non riconosco più il mio vero nome.