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Il primo impatto con la superficie instabile di questa cronosfera non è stato morbido, con il risultato che la perturbazione che ne è seguita mi ha costretto a riconsiderare i progetti dietro l’ideazione, la costruzione e l’azionamento della mia macchina teatrale. È evidente come le regole logiche tradizionali di cui sono portatore non bastino: il mio intendimento di questa cronosfera deve passare attraverso altro. “Incomunicabilità”. È la prima parola, la prima in assoluto, che ho visualizzato nella testa non appena ho messo piede su questo mondo. Ionesco, Adamov, Beckett, Genet e Arrabal, invece, i primi nomi. “Voler essere dei propri tempi significa voler essere già parte del passato”, mi ha sussurrato uno di loro.
Essere vivi psichicamente significa essere parte di un continuum. O anche di più.
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