Il falò ha un’anima solo in parte antroposofica. Le sue lingue, infatti, sono biforcute come le onde che, a ritmi precristiani, soffia sottopelle; onde che (forti ma soprattutto testarde) riescono persino a sfiorare il आकाश, come se il fuoco fosse un tamburo pazzo ma lucido… la carne, invece, un timpano giovane ma dal potenziale oscuro non irrilevante.
Le streghe, intanto, danzano attorno al falò cantando in una lingua che non conosco:
vee nu nohno kee ah seh peh teh poh ah ma lah deh zod
– È sabato, – mi dice una di loro, – non dovresti essere qui.